Mais e cotone Ogm, il Parlamento Ue si oppone all’importazione

In data 17 Maggio 2017, il Parlamento Europeo riunito a Strasburgo per i lavori d’aula ha detto “no” all’importazione di mais geneticamente modificati e di cotone resistenti agli erbicidi, già autorizzati dalla Commissione Europea.

I prodotti interessati erano stati autorizzati dalla Commissione europea sulla base dei pareri espressi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). L’organismo con sede a Parma, il 26 agosto 2016 si è espresso a favore del mais. Invece, ricerche indipendenti sollevano preoccupazioni in merito ai rischi dell’ingrediente attivo della 2,4-D, che potrebbe contenere impurità di diossine e furani altamente tossici che sono cancerogeni per l’uomo. Ancora una volta sugli Ogm Commissione e Parlamento Europo vanno ciascuno per la propria strada. Già nel 2015 la Commissione ha risolto il problema degli Ogm lasciando agli Stati membri facoltà di decidere se autorizzare o meno la presenza di Organismi geneticamente modificati su suolo e sui mercati nazionali anche se approvati a livello comunitario.

La risoluzione è stata approvata con 435 voti favorevoli, 216 contrari e 34 astensioni. La richiesta di autorizzazione al commercio dei prodotti contenenti mais DAS-40278-9 è stata presentata da Dow AgroSciences Europe, partner affidabile per gli agricoltori in tutto il mondo grazie a programmi di ricerca e sviluppo di livello mondiale circa soluzioni efficaci di protezione delle colture e sementi

Attualmente, le aziende che vogliono commercializzare prodotti transgenici in Europa devono presentare domanda in primo luogo all’Autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all’EFSA, che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale. La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri.

I deputati hanno pertanto invitato la Commissione a presentare una nuova proposta.

 

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Giovanna Bagnardi e Davide Scavuzzo

Lo spreco alimentare in Europa

Nell’Unione Europea si producono 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari all’anno, ovvero circa 173 chilogrammi a persona. La produzione e lo smaltimento di questi rifiuti alimentari conducono all’emissione di 170 milioni di tonnellate di CO2 e al consumo 26 milioni di tonnellate di risorse.

Alla luce di ciò, in data 16 maggio 2017, i membri del Parlamento Europeo hanno adottato la relazione preparata dall’europarlamentare Biljana Borzan, che propone una serie di misure volte a ridurre lo speco alimentare, con 623 voti favorevoli, 33 contrari e 20 astensioni. Biljana Borzan ha sostenuto che “Nei paesi sviluppati il ​​cibo viene sprecato soprattutto alla fine della catena alimentare, con la distribuzione e con il consumo. Ognuno ha la responsabilità di affrontare questo problema. (…) La mia relazione richiede una risposta coordinata delle politiche in materia di etichettatura, responsabilità e istruzione, poiché la maggior parte dei consumatori non capisce il significato preciso della dicitura ‘da consumarsi preferibilmente entro’ e ‘da consumarsi entro’. Inoltre, dovremmo affrontare le carenze della legislazione comunitaria esistente laddove essa ostacoli le donazioni alimentari”.

La relazione Borzan mira a:

  1. ridurre lo spreco alimentare del 25% entro il 2025 e del 50% entro il 2030;
  2. rendere le donazioni di cibo più facili;
  3. rendere meno confuse le diciture sulle etichette “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”.

La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” indica la data dopo la quale l’alimento può essere ancora consumato ma potrebbe non essere al meglio come qualità. Invece, la dicitura “da consumarsi entro” indica la data dopo la quale non è più sicuro consumare l’alimento.

 

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Giovanna Bagnardi e Davide Scavuzzo