Intervista a S.E. Robert Rydberg, Ambasciatore di Svezia

Le strette relazioni tra De Berti Jacchia Franchini Forlani e i Paesi scandinavi, rafforzate anche dalla attiva presenza dell’avvocato Marco Frazzica, partner dello studio e console generale onorario di Svezia a Milano, consentono a De Berti Jacchia Franchini Forlani, ormai da diversi anni, di essere considerato uno dei punti di riferimento per le imprese appartenenti a quell’area.

In quest’ottica, lo studio ha il piacere di condividere l’intervista a S.E. Robert Rydberg, Ambasciatore di Svezia in Italia pubblicata dal giornale economico finanziario Tribuna Economica dello scorso 6 febbraio.

 

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10 domande a… Marco Porcaro, CEO di Cortilia

Che cos’è Cortilia.
Marco Porcaro Cortilia, l’innovativa azienda italiana nata a gennaio 2011 dall’intuizione di Marco Porcaro, è il primo mercato agricolo online per la vendita diretta di prodotti artigianali e locali che vengono consegnati direttamente a casa dei consumatori.
L’idea è ricreare virtualmente il concetto di filiera corta: in questo modo, attraverso Cortilia, domanda e offerta si possono incontrare. E le PMI possono avere così nuove occasioni per raggiungere i consumatori e vendere i loro beni.

1. Cortilia nel 2011 e Viamente e Mobalia prima ancora. Quale processo creativo segui? Come ti vengono le idee? 

Semplicemente osservando il mercato. Cerco di capire che cosa cerca la gente e che cosa vorrà tra 12, 24, 36 mesi. Nel caso di Cortilia, nata nel 2011, avevo già pensato alle opportunità che potevano derivare dall’Expo2015. Le persone erano e sono sempre più attente ad alcuni temi in particolare: la sostenibilità, la domanda di prodotti di qualità, la possibilità di disintermediare la filiera. Mi concentro su strumenti e modalità che possano soddisfare la domanda, siano essi esistenti o da riconfigurare.

2. Avuta l’idea, qual è la primissima cosa che hai fatto?
Ho voluto fare una prova per vedere se funzionava e se c’era davvero interesse. Quindi ho coinvolto una trentina di amici per far loro provare il servizio: a tutti gli effetti un test molto semplice per capire se esistevano davvero domanda e offerta senza pensare a niente di grandioso o complicato.
Se dovessi avviare una nuova iniziativa nel settore del turismo mi muoverei nello stesso modo. Manderei un’email dicendo: ”Vuoi andare in vacanza? Ti ci porto io”.

3. A quali altre iniziative imprenditoriali ti sei ispirato o hai fatto in qualche modo riferimento?
Non mi sono ispirato a nessuna realtà in particolare, anche se c’erano e io non lo sapevo. E questo mi porta a sottolineare un punto fondamentale: prima di partire è necessario studiare a fondo l’esistente e subito dopo verificare a livello globale se c’è qualche iniziativa simile. E non scoraggiarsi se c’è già chi fa la stessa cosa: nel mio caso sapere che c’era della concorrenza mi ha confermato che il mercato esisteva!
E se poi uno sta lavorando in ottica di exit, è un’ulteriore buona notizia perché significa che, prima o poi, qualcuno può venire a comprarti.
Basti pensare ad Amazon fresh: un colosso del genere che educa il cliente a fare la spesa online è una risorsa incredibile. Ma con un player della forza di Amazon si scalerebbe molto più velocemente.

4. Quando hai capito che l’idea avrebbe avuto successo? In che momento hai pensato “è fatta”?
Mai! Non penso mai di avercela fatta! Al limite uno può avere delle conferme che sta andando nella direzione giusta ma per ogni conferma, in un mondo dinamico come questo, si aprono immediatamente altri mille dubbi.
Nessuno può dire “è fatta”. Perché anche se lo pensi può sempre accadere qualcosa a livello normativo per esempio che ti rompe le uova nel paniere – magari la CEE o un nuovo regolamento decide che sei troppo grosso e ti “smembra” in più pezzi…
5. Nel tuo percorso imprenditoriale, quali sono le difficoltà che hai incontrato e che cosa invece ti è stato d’aiuto?
L’eccessiva burocrazia è decisamente una difficoltà! Perché di fatto ci fa perdere un sacco di tempo.
Invece mi è stato di grande aiuto trovare dei ragazzi italiani giovani che hanno tantissima voglia di fare: anche nei momenti più complicati, il team mi ha restituito l’entusiasmo, l’energia e gli stimoli che servivano per tenere duro e andare avanti.

6. Con riferimento a Cortilia, come hai identificato, raggiunto e scelto gli agricoltori della tua rete?
Sulla base dei criteri del manifesto, in primis per poter avere a disposizione i migliori prodotti sul territorio. All’inizio li abbiamo cercati noi e ancora adesso continuiamo a cercarli anche se devo dire che il trend si sta invertendo: via via che passa il tempo e Cortilia viene conosciuto li cerchiamo sempre meno perché sono loro i primi a proporsi.

7. Se dovessi indicare tre fattori alla base del successo di Cortilia quali sceglieresti?
Logistica, comunicazione e qualità del servizio che per Cortilia racchiude una serie di concetti tra cui la qualità del prodotto e soprattutto la fiducia che si instaura tra Cortilia e il cliente, sia relativamente alla certezza di ricevere prodotti freschi e di gusto, sia con riguardo all’affidabilità dei tempi di consegna.

8. A tuo avviso qual è –se c’è- un errore che molte start up fanno nel momento in cui elaborano un business plan che sia sostenibile?
L’errore è elaborare un business plan! Perché dipende dallo stadio a cui si trova la start up. Il business plan dovrebbe funzionare più come una linea guida per avere un’idea dei profitti e delle perdite ma in termini previsionali non funziona, tanto più se l’iniziativa è disruptive. Az.Agr.CascinaPizzo
Ogni anno si deve cambiare e riapprovare tutto, se no non ha senso.

9. Quali sono secondo te i prossimi trend su cui puntare in Italia per creare/investire in una start up?
Andare via! Purtroppo come dicevo qui è davvero complicato lavorare. Senz’altro ha senso guardare all’estero e capire fin dalle prime battute come internazionalizzare la start up.
Un’altra idea, diametralmente opposta, è lavorare nel pubblico.

10. Che cosa suggeriresti a uno startupper che vuole attivare un’azienda nel settore food e turismo?
Una cosa molto pratica: mobile first! Farei direttamente una app mobile, non un sito internet.
E, come dicevo, gli suggerirei di “pensare globale”, cioè pensare a un’iniziativa che possa funzionare a livello globale. Su food e turismo in Italia ne abbiamo di cose da dire: chi lavora in questi settori deve pensare in grande.