Incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni dell’Industria 4.0, Aumentare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione nonchè Rafforzare la finanza a supporto dell’Industria 4.0, VC e start-up. Sono queste, in sintesi, le direttrici fondamentali del Piano nazionale “Industria 4.0” varato dal Governo per il triennio 2017-2020 e promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico (“MISE”) che in questi giorni, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero state sostanzialmente trasposte nella bozza di legge di bilancio per il 2017 in fase di approvazione.
In linea generale, tra gli incentivi in materia fiscale in via di approvazione vi sarebbero: la proroga dell’ammortamento al 140% per l’acquisto di nuovi macchinari e soluzioni; l’introduzione del cd iperammortamento pari al 250% per gli investimenti in digitalizzazione; l’incremento al 50% (con limite di spese per 20milioni di euro) del credito d’imposta in Ricerca, Sviluppo e Innovazione.
Con specifico riguardo, invece, alle misure a sostegno dell’innovazione spiccano talune disposizioni destinate essenzialmente all’estensione ed al rafforzamento delle agevolazioni già in vigore per gli investimenti nelle start-up e nelle PMI innovative. Si tratterebbe, nello specifico, dell’incremento della detrazione fiscale la quale, a decorrere dal 2017, passerebbe dall’attuale 19% con limite di investimento di 500.000 euro, al 30% con investimento massimo detraibile di 1 milione di euro. In pratica, se venissero normate le indiscrezioni della bozza legge, assumendo l’investimento massimo agevolabile, agli investitori spetterebbe una detrazione massima di 300.000 euro (contro i 95.000 attualmente previsti). Si ricorda, ad ogni buon conto, che trattandosi di “aiuti di stato” l’efficacia della disposizione in parola resterà comunque subordinata all’autorizzazione da parte della Commissione europea dietro richiesta a cura del MISE.
Nella bozza di legge, vi sarebbero inoltre altre misure non meno rilevanti quali: l’Assorbimento da parte delle società “sponsor” delle perdite di startup per 4 anni; la detassazione dei capital gain originati da investimenti a medio/lungo termine; il programma noto come “acceleratori di impresa” con focus sull’Industria 4.0; i fondi di investimento per l’industrializzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico; i fondi di venture capital dedicati a startup Industria 4.0 in co-matching.
È interessante osservare come il modello di sviluppo tecnologico/industriale adottato dal Governo presenti più d’una affinità con analoghi programmi già adottati (con discreto successo) da Governi di altri Paesi.
A titolo di esempio, negli Stati Uniti d’America, il cd “Manufacturing USA” prevede un network di istituti e di laboratori di eccellenza, ai fini della diffusione tecnologica e delle competenze. Questi sarebbero costituiti da grandi gruppi privati ICT e università. Il progetto promosso dal Governo e finanziato tramite partnership pubblico-private Impegno pubblico di circa 0,5$Mld.
In Francia, è stato approvato un Piano di reindustrializzazione e di investimento in tecnologie nell’Industria 4.0 (cd “Industrie du Futur”) capeggiato a livello centrale dal Governo e che prevede un impegno pubblico che supera i 10€Mld. Le principali disposizioni riguardano: Incentivi fiscali per investimenti privati, Prestiti agevolati per PMI e per le mid-tier, Credito d’imposta per la ricerca, Finanziamento progetti “Industrie du Futur” e “Invest for the future”.
Il Governo tedesco ha adottato un Piano d’azione sponsorizzato a livello federale con il coinvolgimento di grandi player industriali e tecnologici (cd “Industrie 4.0”). L’impegno pubblico previsto è di circa 1€Mld e le principali manovre concernono: Finanziamento di progettualità aziendali e centri di ricerca applicata, Agevolazioni fiscali per investimenti in start-up tecnologiche (Cfr. Presentazione Industria 4.0 a cura del MISE).
L’impegno del nostro Governo va quindi accolto con estremo favore non tanto (e non soltanto) in un’ottica di allineamento, doveroso e ineludibile, ai programmi di sviluppo adottati nel resto del mondo, ma anche (e soprattutto) nella prospettiva di rendere il nostro Paese più attrattivo sia agli occhi degli investitori nazionali sia a quelli internazionali. Non può escludersi, per esempio, che questa manovra possa, in qualche misura, assumere un ruolo significativo nel panorama europeo nell’attuale e futuro scenario BREXIT il cui fenomeno potrebbe indurre (ed in alcuni casi ha già indotto) un ripensamento sull’allocazione degli investimenti cautelativamente orientabili verso Paesi appartenenti all’Unione Europea.
In un contesto del genere, il successo della manovra dipenderà in parte dai livelli di semplificazione e di benefici fiscali che con i vari decreti attuativi si riuscirà introdurre nel nostro Paese ed, in egual misura, anche dalla visione prospettica che in essi verrà profusa.