Reti d’impresa ed e-commerce agroalimentare: ultima chiamata per il credito d’imposta 2016

Tempi stretti per le domande relative all’attribuzione del credito di imposta per gli investimenti delle reti di imprese agricole e agroalimentari e per il commercio elettronico di prodotti agroalimentari. Lo rammenta, con un comunicato stampa del 17 febbraio 2017, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (“Mipaaf“), confermando che anche per quest’anno il termine entro il quale sarà possibile presentarle, va dal 20 al 28 febbraio 2017.

Molto ampio il perimetro delle spese agevolabili e altrettanto estesa la platea dei soggetti interessati; si tratta, infatti, delle a) piccole e medie imprese (“PMI”) come definite nell’allegato I, articolo 2, del regolamento (UE) n. 702/2014 e imprese diverse dalle PMI, attive nella produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, della pesca e dell’acquacoltura compresi nell’Allegato I del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“TFEU”); b) PMI, come definite nell’allegato I del Regolamento (UE) n. 651/2014, attive nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura non compresi nel predetto Allegato I del TFEU.

In linea generale, occorre rammentare che in entrambe le misure agevolative, il credito d’imposta deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta per il quale è concesso ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione. Tale credito, comunque, non concorre alla formazione del reddito e del valore della produzione ai fini IRAP e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del Tuir.

In vista delle scadenze può dunque essere utile ripercorrere in sintesi i tratti salienti delle misure agevolative in parola alla luce dei chiarimenti forniti dal Mipaaf (Cfr. Circolari del 17/10/2016 prot. nn. 76690 e 76689).

 

INVESTIMENTI DELLE RETI DI IMPRESE AGRICOLE E AGROALIMENTARI

È riconosciuto un credito di imposta nella misura del 40% delle spese per nuovi investimenti sostenuti nel periodo di imposta dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, nonché la cooperazione di filiera e comunque non superiore a 400.000 euro (Cfr. art. 3, comma 3 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91).

Le spese agevolabili, più in particolare, riguardano i costi per l’acquisto, la costruzione o il miglioramento dei beni immobili e l’acquisto di beni strumentali mobili, come ad esempio attrezzature e strumentazioni necessari per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie, e per la cooperazione di filiera, ma anche le spese professionali relative alla costituzione della rete, quelle per software e hardware funzionali al progetto di rete, i costi di promozione, comunicazione e pubblicità, i costi di ricerca e sviluppo e quelli per beni immateriali (marchi, brevetti, licenze, diritti) e i costi per la formazione.

Ai fini dell’agevolazione è richiesto che i pagamenti delle forniture devono essere stati effettuati esclusivamente attraverso bonifico bancario o altri strumenti di pagamento tracciabili, apponendo sulla fattura la dicitura “spesa di euro _____ dichiarata ai fini della concessione del credito d’imposta previsto a valere sul Dm 13 gennaio 2015, n. 272”.

Si ricorda anche che la domanda per le spese agevolabili del 2016 può essere presentata dalle imprese aderenti ad un contratto di rete già costituito al momento della presentazione della domanda e che tale domanda deve essere inoltrata dall’impresa capofila e sottoscritta da tutte quelle partecipanti. Inoltre, unitamente ad essa occorre allegare l’attestazione nella quale si dichiara l’effettività del sostenimento delle spese e la loro destinazione per la realizzazione del programma comune di rete; copia del contratto di rete in essere. Tutti i documenti richiesti devono essere redatti su modelli predisposti dal Mipaaf e disponibili sul sito www.politicheagricole.it.

 

COMMERCIO ELETTRONICO DI PRODOTTI AGROALIMENTARI

In questo caso l’agevolazione consiste in un credito di imposta nella misura del 40% delle spese per nuovi investimenti sostenuti e comunque non superiore a 50.000 euro, nel periodo di imposta dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2016, per la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico (Cfr. art. 3, comma 1 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91).

È utile ricordare che sono agevolabili tutte le spese sostenute per la realizzazione e l’ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate all’avvio e allo sviluppo del commercio elettronico. Trattasi, più in dettaglio di: dotazioni tecnologiche, software, progettazione e implementazione, sviluppo di database e sistemi di sicurezza.

Analogamente a quanto previsto per le reti d’impresa, i pagamenti devono essere stati effettuati esclusivamente attraverso bonifico bancario o altri strumenti di pagamento tracciabili, apponendo sulla fattura la dicitura “spesa di euro _____ dichiarata ai fini della concessione del credito d’imposta previsto a valere sul Dm 13 gennaio 2015, n. 272”.

Con riguardo alle imprese interessate, va detto che la domanda per le spese agevolabili del 2016 può essere presentata dalle imprese, anche costituite in cooperative o riunite in consorzi, che producono prodotti agricoli, agroalimentari, della pesca e dell’acquacoltura. Inoltre, nella domanda è necessario specificare il codice dell’attività prevalente dichiarata dall’impresa ai fini IVA, il tipo di impresa, il costo complessivo degli investimenti e l’ammontare delle singole spese ammissibili, l’effettività delle spese sostenute e della destinazione, nonché il credito di imposta spettante. Anche in questo caso, tutti i documenti richiesti devono essere redatti su modelli predisposti dal Mipaaf e disponibili sul sito www.politicheagricole.it.

 

Alessandro Foti

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Incentivi fiscali per gli investimenti in startup innovative

Pubblicato in Gazzetta il decreto sugli incentivi fiscali per gli investimenti in startup innovative

Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale (GU n.84 del 11-4-2016) del Decreto 25 febbraio 2016 viene data concreta attuazione al pacchetto di misure studiate dal Governo per la crescita del Paese attraverso lo stimolo d’investimenti in imprese vocate all’innovazione.

La rilevanza del Decreto è data principalmente dal fatto che con esso si recepiscono le modifiche, apportate alla disciplina delle startup innovative, succedutesi fino alla data della sua emanazione. Tra queste vale la pena rammentare quelle che hanno allentato le maglie restrittive delle disposizioni originarie, ad esempio, estendendo al periodo d’imposta 2016 la durata degli incentivi fiscali (DL n. 76/2013); ampliando i requisiti richiesti affinché l’impresa possa qualificarsi start-up innovativa e, cioè, essere fiscalmente residente in Italia, o in  UE  o nel SEE, purché  abbia  una  sede produttiva o una filiale in Italia (DL n. 3/2015); incrementando, a 60 mesi  dalla  data  di  costituzione, l’arco temporale richiesto entro il quale una società è considerata start-up innovativa (DL n. 3/2015). Il Decreto recepisce, inoltre, orientamenti e raccomandazioni comunitarie sulle misure agevolative a micro, piccole e medie imprese.

Le misure agevolative si rivolgono sia alle persone fisiche sia alle società che intendono investire in startup innovative.

Per le persone fisiche che investono fino a 500mila euro in start up innovative è prevista una detrazione ai fini IRPEF del 19% di tale investimento e, nei casi in cui la detrazione ecceda l’imposta lorda, tale eccedenza potrà essere detratta dall’IRPEF dovuta nei periodi di imposta successivi ma non oltre il terzo e nel limite del suo ammontare.

Per le società che investono, invece, è prevista la possibilità di dedurre dal proprio reddito complessivo ai fini IRES il 20% degli investimenti rilevanti effettuati, per un importo non superiore a 1,8 milioni. Le percentuali salgono rispettivamente al 25% se si investe in una start up a vocazione sociale e al 27% nel caso di aziende che sviluppano e commercializzano esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico. Le agevolazioni spettano fino a un ammontare complessivo dei conferimenti non superiore a 15 milioni per ciascuna start up innovativa.

Il Decreto è disponibile al seguente LINK.

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Attrarre investimenti nel settore turistico

Attrarre investimenti nel settore turistico

Il 5 aprile 2016 si è tenuta a Bruxelles l’High–level Conference – Attracting Investment in Tourism organizzata dalla Commissione europea con l’obiettivo di dibattere sull’evoluzione del settore del turismo in Europa. La sessione mattutina della conferenza si è focalizzata sulle modalità ritenute opportune per attrarre investimenti e massimizzare l’uso di fondi europei al fine di migliorare la competitività del settore, mentre la sessione pomeridiana è stata dedicata al miglioramento delle competenze e agli investimenti nel capitale umano.

La conferenza è stata aperta dalla Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI (DG GROW) Elżbieta Bieńkowska che ha sottolineato l’importanza del turismo per la crescita economica dell’Unione e per l’occupazione, in particolare quella giovanile, e ha riconosciuto la necessità di investire in nuovi servizi creativi legati al turismo e nel miglioramento delle competenze degli addetti del settore turistico. La Commissaria ha infine ribadito la necessità di una cooperazione ancora più profonda sia a livello istituzionale che tra l’industria e il mondo dell’educazione, una necessità largamente condivisa anche dagli altri relatori intervenuti successivamente.

Micheael Cramer, membro del Parlamento europeo e presidente della Commissione parlamentare sui trasporti e il turismo, ha posto l’attenzione sul fatto che, sebbene l’Europa sia ancora oggi la prima destinazione turistica al mondo, tale primato è sempre più in bilico. Per tale motivo bisogna investire seriamente nel settore per migliorare l’esperienza dei turisti, ma bisogna farlo con molta attenzione e valutando i potenziali effetti negativi delle misure considerate. Secondo Cramer è necessario continuare ad investire in questo settore che conta già oggi più posti di lavoro che l’industria chimica o altre industrie tradizionali e bisogna farlo concentrandosi sia su progetti regionali che su progetti locali dalle ricadute economiche molto importanti.

Nel primo panel di discussione della conferenza, si è dibattuto sul come usare i Fondi Strutturali e di Investimento Europei (ESIF) per far crescere il turismo. I diversi relatori intervenuti hanno sottolineato l’utilità dei partenariati pubblico–privati e la necessità di utilizzarli più frequentemente, e fatto notare come sia possibile utilizzare i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo (FSE) e il programma “Erasmus +” per migliorare la formazione degli addetti del settore e favorire la mobilità, soprattutto attraverso i tirocini, così da colmare la distanza tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro ed essere pronti alle necessità future con un nuovo set di competenze adatto al mondo digitale in cui viviamo.

Il ministro del turismo di Malta,  Edward Zammit Lewis, ha invitato a riflettere sulla necessità di mitigare le fluttuazioni stagionali per offrire posti di lavoro più stabili e di rafforzare la competitività delle piccole e micro-imprese turistiche che in molti Stati costituiscono la spina dorsale del settore. Il ministro ha concluso il suo intervento annunciando che durante il suo semestre di presidenza del Consiglio dell’UE, nel 2017, Malta si concentrerà in particolare sullo sviluppo del settore turistico. La ministra bulgara del turismo,  Nikolina Angelkova, prendendo come esempio la cooperazione per la promozione della regione del Danubio, ha sottolineato l’importanza della collaborazione in questo settore. Dorina Bianchi, Sottosegretario di Stato italiano ai Beni e alle attività culturali e al turismo, illustrando il caso italiano, ha spiegato come, oltre ai 420 milioni di euro in fondi erogati nel settore della cultura, le autorità italiane abbiano adottato altre misure come il tax credit per l’adozione di nuove tecnologie o l’efficientamento energetico che possono aiutare a far crescere la competitività del settore turistico.

Il secondo panel, dedicato a come aumentare gli investimenti e migliorare il contesto imprenditoriale al fine di accrescere la competitività del settore turistico, è stato caratterizzato da interventi eterogenei in cui i diversi relatori hanno però concordato sulla necessità di concentrarsi sul futuro, sulle nuove tecnologie e la sostenibilità. Isabella De Monte, membro del Parlamento europeo e della Commissione parlamentare sui trasporti e il turismo, ha sottolineato l’importanza delle nuove tecnologie, il potere di internet e la necessità di saper far sognare i turisti attraverso uno storytelling in grado di promuovere adeguatamente la destinazione Europa nel nuovo millennio. La stessa ha rimarcato come si debba puntare al turismo creativo intercettando le nuove tendenze e i nuovi turisti senza dimenticarsi degli imprenditori del settore. Giorgio Chiarion Casoni della Direzione Generale affari economici e finanziari (DG ECFIN) ha messo in evidenza come la Commissione sostiene il turismo, ad esempio attraverso investimenti diretti in grandi progetti solitamente legati alla costruzione di infrastrutture come strade e aeroporti, ma anche tramite fondi indiretti per progetti più piccoli, come quelli per l’efficientamento energetico. Casoni ha informato anche della creazione di un Advisory Hub, in collaborazione con la Banca Europea degli Investimenti (BEI), per agevolare l’accesso ai finanziamenti e aiutare lo sviluppo dei progetti in tale settore. Susanne Kraus-Winkler, Presidente del Comitato Esecutivo dell’associazione HOTREC, ha avvertito del rischio che con l’implementazione di Basilea IV diventi quasi impossibile ottenere finanziamenti per le attività del settore turistico a causa dell’elevata valutazione di rischio attribuita alle imprese di questo settore.

Gli ultimi due interventi del presente panel sono stati monopolizzati da un acceso dibattito sul settore del trasporto aereo. In particolare Philippe Eydaleine, Head of Public Affairs–Europe di Etihad Airways, ha posto l’accento sul fatto che il mondo è profondamente cambiato, ad esempio Airbnb fa affari affittando camere ma senza possederne alcuna, così come Facebook non produce alcun contenuto. L’Europa deve dunque adeguarsi, adottando un approccio più globale per migliorare il contesto imprenditoriale. A tal proposito è necessario eliminare gli ostacoli protezionistici ancora presenti e avere leggi certe e il più possibile omogenee, in quanto rivolgersi ai tribunali non è mai un’opzione semplice per un’impresa che in attesa di un verdetto perde clienti a causa dell’incertezza sul futuro. David O’Brien, Chief Commercial Officer di Ryanair, ha spostato invece l’attenzione sul fatto che il cliente principale dell’UE è l’UE stessa. Il turismo interno rimane ancora il più importante, per questo sono necessarie politiche di deregolamentazione e “cieli aperti” per favorire questo tipo di turismo. Società come Ryanair sono pronte ad investire miliardi di euro nei prossimi anni in Europa, ma ovviamente gli investimenti andranno dove sono ben accolti e dove i governi non attuano politiche incoerenti.

Nei due panel pomeridiani si è discusso ampiamente dei due problemi principali legati al lavoro nel settore turistico: la mancanza di forza lavoro qualificata o altamente qualificata, e l’alto turnover. Il settore turistico è di fondamentale importanza per l’occupazione in particolare poiché permette l’accesso al mondo del lavoro a categorie svantaggiate della popolazione come i giovani, le donne e gli immigrati. Tuttavia, poiché lavorare nel settore turistico è spesso considerata una “seconda scelta” in mancanza di alternative, i diversi relatori sono stati concordi nel ritenere necessario presentare le opportunità lavorative nel settore turistico in modo nuovo, prospettando la possibilità di una carriera a lungo termine e di successo. Per fare ciò è tuttavia necessario formare una categoria di professionisti con competenze specifiche e adatte alle sfide future. Una tale formazione va organizzata dall’alto poiché le molte micro, piccole o medie imprese del settore non hanno i mezzi e le abilità per fornire un educazione adeguata. I relatori hanno riconosciuto che anche in questo campo i partenariati pubblico-privati potrebbero rappresentare una soluzione estremamente efficiente e ribadito la necessità di una grande cooperazione tra tutti gli attori chiamati in causa, così da garantire una migliore transizione tra il mondo della formazione e quello del lavoro, come già accade con il programma “Erasmus +” che finanzia circa 100.000 spostamenti all’anno per esperienze professionali favorendo l’acquisizione di nuove competenze, l’apprendimento di lingue straniere e l’inserimento nel mondo lavorativo.

La conferenza é stata chiusa da Corina Crețu, Commissaria alla politica regionale e urbana (DG REGIO), che ha individuato i cinque ambiti fondamentali su cui indirizzare i 9 miliardi di euro di fondi disponibili fino al 2020: (i) integrazione delle economie locali, (ii) sostenibilità, (iii) innovazione, (iv) diversificazione e (v) accessibilità.

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Piano di investimenti per l’Europa: 1 miliardo di finanziamenti per le PMI italiane nell’ambito del programma COSME

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana. Per questo motivo l’Italia ha concluso un nuovo accordo che consentirà a 20.000 PMI italiane di accedere a 1 miliardo di euro in finanziamenti nei prossimi 12 mesi.

L’accordo consiste in un contratto di controgaranzia concluso tra il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), e il Fondo di Garanzia per le PMI che, tramite i confidi (società di mutua garanzia che forniscono garanzie alle PMI in Italia), faciliterà l’accesso ai finanziamenti necessari alle PMI italiane per portare avanti i loro progetti. Il contratto di controgaranzia firmato nell’ambito di COSME, il programma europeo per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese nel periodo 2014–2020, gode del sostegno finanziario della Commissione europea tramite il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Il FEI, che fa parte del gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI), persegue l’obiettivo di sostenere le microimprese e le piccole e medie imprese europee facilitandone l’accesso ai finanziamenti. Il FEI promuove gli obiettivi dell’UE nei settori dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo, dell’imprenditorialità, della crescita e dell’occupazione sia tramite impegni in fondi di equity che tramite la prestazione di garanzie.

Il Fondo di Garanzia per le PMI è un fondo nazionale il cui scopo è garantire attraverso garanzie pubbliche con coefficiente di rischio zero qualsiasi tipologia di operazione finanziaria finalizzata all’attività di impresa, di qualsiasi durata e in qualsiasi settore. La garanzia è concessa a banche, società di mutua garanzia e ad altri fondi di garanzia tramite una garanzia di pagamento a prima richiesta.

Il piano di investimenti per l’Europa, proposto dalla Commissione nel novembre 2014, mira a mobilitare almeno 315 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati in tre anni al fine di incentivare gli investimenti, aumentare la competitività e sostenere la crescita economica a lungo termine nell’UE. Il FEIS, che è uno dei pilastri del piano di investimenti per l’Europa, utilizza fondi pubblici per mobilitare ulteriori investimenti privati e fornisce la protezione del credito ai finanziamenti concessi dalla BEI e dal FEI.

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