Startup e PMI innovative: stretta del MiSE sui controlli – PARTE II

Nel nostro precedente articolo (clicca qui per accedervi) abbiamo anticipato alcune tra le più rilevanti indicazioni fornite dal MiSE con la circolare 3696 del 14 febbraio 2017 cui gli uffici del registro delle imprese dovranno attenersi in sede di verifiche preventive e dinamiche sulle startup innovative.

Nel presente contributo tratteremo gli aspetti della circolare che attengono specificamente alle PMI.

La circolare è reperibile al seguente indirizzo: goo.gl/7ypyzp

 

PMI INNOVATIVE

Verifiche preventive

In ordine al primo requisito (forma giuridica dell’impresa) valgono anche per le PMI le medesime indicazioni fornite in relazione alle start up innovative. Tali indicazioni, rammenta il MiSE, devono essere coordinate, per quanto attiene il dato dimensionale, con la raccomandazione comunitaria 2003/361/CE. Al riguardo, in particolare, gli elementi da verificare a cura degli uffici sono sostanzialmente due: (i) il numero dei dipendenti inferiore a 250 e (ii) il fatturato non superiore a 50 milioni di euro o totale di bilancio non superiore a 43 milioni di euro. Tali indicatori, ove disponibili, potranno essere reperiti dai dati in possesso degli uffici in via diretta (fatturato e totale di bilancio) o in via indiretta (numero degli addetti), ovvero, nei casi incerti potrà essere presentata istanza alla “Commissione per la determinazione della dimensione aziendale ai fini della concessione di aiuti alle attività produttive” istituita presso il MiSE.

Con riferimento all’accertamento del requisito della residenza il MiSE rinvia, per quanto compatibili, ai chiarimenti forniti per le startup innovative.

Quanto al requisito della presentazione del bilancio certificato viene chiarito che in sede di iscrizione della società in sezione speciale gli uffici sono tenuti a differenziare la verifica in ragione della società interessata. Nello specifico per le società obbligate per legge a certificare il bilancio sarà accertato che esse lo abbiano fatto conformemente a quanto prevede il decreto di “revisione legale” (D.lgs n. 39/2010), mentre per le società per le quali detto obbligo non sussiste, gli uffici verificheranno che sia stata depositata la cd. “certificazione volontaria” antecedentemente alla richiesta d’iscrizione in sezione speciale. Si tratta evidentemente dell’atto aggiuntivo, successivo alla approvazione del bilancio, reso da un revisore su incarico dato dagli amministratori ma che non è soggetto ad approvazione da parte dell’assemblea.

Per quanto attiene al requisito negativo della quotazione delle azioni in un mercato regolamentato e di quello della iscrizione della società nella sezione speciale delle startup innovative, potranno applicarsi i medesi criteri di verifica già esaminati per le startup innovative.

Con rifermento, poi, ai requisiti positivi il Ministero evidenzia due differenze rispetto a quelli illustrati per le startup innovative: “La prima è che nelle PMI innovative i requisiti restano alternativi, ma necessariamente devono essere almeno due, a fronte di una riduzione dei coefficienti nel caso delle spese di ricerca e sviluppo e di personale addetto. La seconda differenza, più strutturale, si ricollega alla necessaria attività della società precedente all’iscrizione in sezione speciale. “ .

Infine, il MiSE rinvia integralmente anche per gli altri due requisiti co-alternativi a quanto evidenziato in materia di startup innovative.

 

Verifiche dinamiche

Per ciò che concerne la prima verifica “in itinere” ed i requisiti co-alternativi, il MiSE conferma che vale quanto rilevato in materia di startup.

Il Ministero si sofferma invece sulla verifica annuale della esistenza di una certificazione di bilancio che, una volta iscritta la PMI in sezione speciale, diviene una vera e propria certificazione legale secondo quanto previsto dal richiamato decreto di “revisione legale”.  Tale indicatore, difatti, assume particolare rilievo posto che la perdita dei requisiti o il mancato deposito della dichiarazione sono sanzionabili con la cancellazione dalla sezione speciale e quindi con la fuoriuscita dal regime agevolato. Si tratta dunque di comportamenti omissivi cui potrà porsi rimedio accedendo all’istituto del “ravvedimento operoso” sempreché, naturalmente, tale procedura sia perfezionata prima dell’avvio del procedimento di cancellazione da parte dell’ufficio. Il Ministero rammenta inoltre che nei casi in cui si configurino le predette violazioni resta comunque fermo il potere degli uffici di irrogare la sanzione pecuniaria per ritardato adempimento di un obbligo previsto dalla legge.

Da ultimo, con riferimento all’adempimento dell’“aggiornamento annuale” il MiSE invita gli organi preposti ad allertare le PMI innovative, con ragionevole anticipo, della necessità di provvedervi. Ciò, in particolare, precisa il Ministero, sarebbe opportuno, anzitutto, nell’ottica di una più ampia cooperazione tra impresa ed uffici, ma anche, e non meno importante, al fine di minimizzare l’applicazione dei rimendi previsti in caso di ritardo od omissione dell’adempimento.

 

Alessandro Foti